parchiUn’analisi senza omissis della crescita del sistema italiano delle aree protette.
Renzo Moschini
Edizioni ETS, Pisa, 2006
 
Un sottile filo rosso collega l’ecologia, l’ecologia applicata, la conservazione, la pianificazione e la gestione delle aree protette. A scala nazionale, la conservazione della natura, oltre che attraverso specifiche strategie, si attua anche e soprattutto attraverso la strutturazione di un’adeguata pianificazione territoriale e di una ordinaria ed efficace gestione del sistema delle aree protette. Tale sistema, proprio per ottenere la massima efficacia nel raggiungimento degli obiettivi di conservazione di specie, comunità, ecosistemi, paesaggi, dovrebbe essere all’altezza dei compiti assegnati. Il libro di Renzo Moschini, che fa parte di una collana sull’argomento edita dalla ETS di Pisa, fa il punto sullo stato del sistema parchi in Italia, analizzandone a fondo lo stato attuale e i punti di debolezza. Il lavoro è di notevole interesse per coloro che si occupano di gestione di parchi e riserve naturali: vengono infatti chiarite molte dinamiche “dietro le quinte” che non tutti gli addetti ai lavori conoscono e che spiegano l’arretratezza di alcuni enti, i giochi politici e la miopia delle amministrazioni centrali e periferiche nel perseguire quella sfida alla strutturazione di un sistema complesso, articolato e funzionale, come quello delle aree protette, oramai divenuto biglietto da visita e indicatore dei paesi più evoluti culturalmente.
Nel libro si sottolineano alcune delle incongruenze tipiche del sistema nazionale delle aree protette ove ad un crescente numero di queste ultime non segue una qualità altrettanto elevata in termini di conservazione della biodiversità, gestione, servizi resi al pubblico fruitore ed alle comunità locali. Un altro punto affrontato dall’analisi di Moschini è il gap tra enfasi assegnata
dalle strutture centrali (Ministero dell’Ambiente) ai parchi nazionali e superficialità o indifferenza verso il forse più articolato sistema delle aree protette regionali. Molti esempi aiutano a costruire un quadro per molti versi sconfortante e, al tempo stesso, pieno di opportunità per un governo che volesse investire su questi temi. Tra questi, da leggere (sottolineando con matita) il caso (drammatico) del Gennargentu e di gran parte dei parchi sardi; il ruolo assegnato alle Capitanerie di Porto rispetto alle aree protette marine, con una sembra ben precisa scelta di perseguire una filosofia burocratico-autorizzativa per la gestione di queste aree; e ancora, i deludenti lavori di una commissione (detta “dei 24”) sulla legge delega ambientale; il commissariamento di molti Enti parco e altro ancora.
Nel testo si accenna anche al tema delle reti ecologiche e alla inflazione di questo termine (con tutte le sue varianti), posto come slogan e non come concetto forte portatore di significato, che può nuocere al sistema dei parchi e alla conservazione della natura in toto, spostando l’attenzione su altre entità territoriali (corridoi, reti, ecc.) ancora non definite fisicamente. Il pericolo è che esse stesse possano fungere da alibi per la dismissione di parchi e riserve perché “non funzionali ecologicamente al sistema di rete”. Su questo argomento si sta molto discutendo negli specifici campi disciplinari e si sottolinea da più parti il pericolo di uno svuotamento di significato di concetti e processi (reti ecologiche e frammentazione ambientale) che invece appaiono, globalmente, come argomenti prioritari di interesse. È inoltre forte il pericolo che argomenti così delicati possano essere impugnati da forze politiche contrarie alla nuova istituzione o al mantenimento di determinate aree protette.
La riflessione si conclude con alcune idee inserite in una prospettiva più ampia di quella nazionale, verso un quadro europeo, cui quasi fisiologicamente dovremmo convergere. In tal senso, si propongono sinteticamente dei collegamenti ad esperienze europee di un certo interesse.
Il testo è ricco di informazioni ed è permeato dall’entusiasmo e dalla esperienza dell’autore che a questo lavoro ha dedicato e dedica tuttora il suo tempo nell’ambito di Federparchi, ove dirige l’Osservatorio dei Parchi Europei.
 
Corrado Battisti